Luke Winslow King è chitarrista, cantante, compositore e scrittore, conosciuto per la sua tecnica “slide guitar” e un grande interesse nel blues ante-guerra e nel jazz tradizionale. Il suo stile è un eclettico mix tra la musica delta-folk, classiche composizioni, ragtime e rock and roll, poste accanto a brani originali e pezzi di un’epoca passata. Sia solo che con la band, Winslow-King ha un originale sound che è allo stesso tempo sia rustico che elegante, attraverso energiche e dinamiche performance con la sua voce raffinata e una versatile chitarra. A seguito del suo acclamato debutto con la Bloodshot Records nel 2013, The Coming Tide, sono seguiti tourneè negli Stati Uniti e oltre oceano con la cantante e partner (ora moglie) Esther Rose e una mutevole band (il cui nucleo è formato dal contrabbassista Cassidy Holden, il batterista Benji Bohannon e il trombettista/ tastierista Ben Polcer) che ha condotto di fronte ad un grande pubblico, dividendo lo stage con figure quali Jack White, Pokey Lafarge, Taj Mahal, Chris Thile, e Rebirth Brass Band. Il suo secondo album per la Bloodshot è Everlasting Arms dove Luke ha preso ispirazione dalle esperienze di vita, rielaborando precedenti lavori creativi con una grande libertà d’azione, esplorando una sensoriale e stilistica visione panoramica dei testi. Non è un segreto che sia uno studente d’arte e un ambasciatore della ricca e colorata cultura di New Orleans. Ancora adolescente segue un corso d’arte all’Interlochen Center, vicino alla sua città natale (Cadillac, MI), studiando poi teoria musicale all’Università di New Orleans dove si conquista una borsa di studio per Praga in Repubblica Ceca. Cogliendo l’opportunità, nel 2001, si sposta a New Orleans dove continua il suo studio, sia in frequenti, numerosi, concerti in Royal Street, esibizioni in club e varie individuali comparse lungo Frenchmen Street, sia in continue sessioni di registrazioni con promesse locali tra i quali John Boutte, Roberto Luti, “Washboard” Chaz Leary, Little Freddy King e George Porter, Jr. Nel 2013 Luke viene nominato come “Best male Perfomer” dall’Offbeat Magazine, accanto a Dr. John and Boutte. Tornando a parlare del suo ultimo album Everlasting Arms può essere definita una biografia, che racconta della vita di Luke fino ad oggi. Ci sono istantanee di pittoresche scene che raccontano dettagliatamente difficoltà, rischi, incomprensioni e celebrazioni, il tutto a rappresentare una crescita che porta l’artista ad una coscienza di sé stesso. Il suo quarto album rappresenta un giusto equilibrio tra tradizione e modernità. La traccia del titolo, rivisitazione dell’originale di A. Showalter, apre con uno swing tipico della Louisiana e una viva introduzione seduttiva come solo Luke Winslow sa fare, con il suo vellutato timbro vocale “You can lean on me brother/ I believe you’ve carried too long.” Tra Rose e Luke ci sono scambi di versi, di armonie corali e il caratteristico slide guitar, c’è una spontanea vivacità, una famigliarità che ricorda il blues & soul dei primi anni ’50 ma con delle inflessioni pop.La collezione di 14 brani rappresenta uno spettro di emozioni e tessiture. “Swing That Thing” è un ardente brano: è in uguale parte Punk Rock Delta e Blues Jivin’ City con meravigliose rauche tonalità alla chitarra che spingono il pubblico a danzare e tenere il tempo. “Levee Man” è quello che vorresti sentire se Cole Porter avesse scritto una sfacciata lettera d’amore per uno spettaclo di burlesque, completo di palpitanti trombe, tromboni e clarinetti e, con il suo cinetico “friday-night calypso beat” è facile immaginare come “La Bega’s Carousel” sia quello che Hunter S. Thompson possa aver ascoltato all’interno dei “rum dives” di Cuba. Winslow bilancia l’ottimismo con il lato spiritualmente più serio in brani come la ballad “Graveyard Blues,” dai testi neri come la pece mentre con “Wanton Way of Loving” porta Esther in primo piano, evidenziando il suo tono vocale che è allo stesso tempo inflessibile e di porcellana, sostenuto da un crescendo melodico di violino. Registrato in ben 4 studi, principalmente al Piety Street di New Orleans e al Jambona Lab in Italia, per incorporare l’accompagnamento alla chitarra di Roberto Luti, Everlasting Arms segna l’ascesa di un nuovo musicista americano e di un gruppo che colloca un fresco standard per la varietà delle composizioni e delle dinamiche atmosfere.
http://lukewinslowking.net/
Roberto Luti
La leggerezza con cui sfiora le corde della chitarra, la forza della musica che riesce a sprigionare dalla National, la chitarra del 1931 che non lo abbandona mai. Un po’ come la mitica ‘Lucille’ per BB King. Roberto Luti è un vero e proprio talento della slide guitar, più internazionale che italiano: apprezzato tantissimo all’estero, poco pubblicizzato nel nostro Paese, ha trovato la sua dimensione a New Orleans, dove ha vissuto nove anni ma da cui è stato costretto a tornare perché “clandestino”, ma dove tornerà appena gli sarà concesso. “Devo chiudere il cerchio”.
Apertura locale ore 20.00
inizio spettacolo 21.30
Ingresso 10 euro
Per informazioni e prenotazioni Slang Music 335 6715992 o www.latteriamolloy.it,
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