APERTURA circolo h. 21.00 / Inizio spettacoli h. 22.30
INGRESSO riservato ai possessori di tessera Arci 2014 con contributo all'ingresso di 10 euro. Non c'è prevendita per i biglietti. Dopo la fine del concerto l'ingresso è libero (ma sempre e solo per i tesserati).
Donna Ginevra e le Stazioni Lunari // è uno spettacolo che ripercorre gli ultimi sei anni della ricerca musicale di Ginevra Di Marco, volta a scoprire e riscoprire pezzi della tradizione popolare a partire dal bacino del Mediterraneo fino alle coste del Sudamerica e oltre. In questi anni Ginevra ha incrociato volti, suoni, memorie, ha fatto suoi canti in lingue diverse provenienti da tutto il mondo, si è confrontata con artisti del panorama nazionale in uno scambio musicale e umano, ha approfondito tematiche sociali importanti che oggi sono il nodo cruciale del nostro vivere: lavoro, emigrazione, corruzione, condizione della donna, sostenibilità ambientale. Il tutto legato all’immensa tradizione popolare che ha nella musica un veicolo per essere tramandata di generazione in generazione.
Durante il concerto un susseguirsi di emozioni e colori diversi che, qua e là, danno spazio anche al patrimonio cantautorale da cui Ginevra nasce e a cui è indissolubilmente legata: Battiato, CSI, De Andrè, Leo Ferrè, Modugno sono solo alcuni dei capisaldi che caratterizzano la cifra stilistica della cantante fiorentina.
Un concerto che vuole coinvolgere il pubblico in un’onda emotiva continua.
Accompagnano Ginevra in questo viaggio Francesco Magnelli (piano-magnellophoni), Andrea Salvadori (chitarre, tzouras) e Luca Ragazzo (batteria).
GIINEVRA DII MARCO appare nel 1993. E' una voce defilata, quasi impercettibile in un disco a suo modo epocale, quel “Ko De Mondo” che avvia nel migliore dei modi l'avventura C.S.I. Quanto la sua presenza sia fin da subito importante e non solo dal punto di vista musicale lo decreta il successivo “In Quiete”, testimonianza live che vede la Di Marco assurgere prepotentemente al ruolo di comprimaria. A questo punto è già molto più che una voce: il timbro dolce e carnale, la chiarezza dello stile, una passione senza risparmio, tutto in lei sembra accadere come un ideale contrappunto alle asperità della band. E' la nota mancante, quella che alleggerisce e assolve, il calore e il colore di cui il nuovo corso del sodalizio Ferretti-Zamboni con Magnelli, Canali e Maroccolo aveva bisogno per sbocciare definitivo.
Da allora, tanto su disco che sul palco, Ginevra agirà in prima linea, appena un passo indietro rispetto a Giovanni Lindo di cui è ombra luminosa, altro inseparabile, respiro segreto. Le composizioni iniziano a strutturarsi anche attorno a lei, proprio come il materiale pregresso che trova attraverso la sua voce nuovi sbocchi espressivi: una grazia pietosa, in virtù di una memoria sempre viva. Ginevra accoglie e assume su di sè il gravoso pathos ferrettiano per restituirlo intenerito, caldo, umano. Ne indaga l'aspetto terreno, ne rivela la trepida spiritualità: “Linea Gotica” (1996), “Tabula Rasa Elettrificata” (1997) e “La terra, la guerra, una questione privata” (1998) sono i capitoli di una band all'apice.
Intanto nasce e si consolida l'intesa tra Ginevra e Francesco Magnelli, mente compositiva della band, tastierista e pianista estroso, sempre in cerca di aperture e di nuove modalità espressive.
Il sodalizio frutterà dapprima una curiosa escursione 'cinematografica' (la sonorizzazione del film muto Il Fantasma dell'Opera) e quindi, finalmente, “Trama Tenue” (1999), il debutto in solitario di Ginevra, un disco che è planare spirito e precipitare carne come fosse il più naturale dei gesti. Al plauso della critica corrisponderanno il Premio Ciampi e il Tenco come miglior artista esordiente.
Risale a questo periodo l'intensificarsi della collaborazione con Max Gazzè, conosciuto inoccasione del progetto-tributo al grande musicista inglese Robert Wyatt. Oltre a vedersi reciprocamente partecipi in Max Gazzè e Trama Tenue, Max e Ginevra suonano spesso insieme, si conoscono meglio e scoprono che i loromondi, apparentemente così lontani, in realtà hanno molto in comune.
Nello stesso periodo esce, su etichetta Il Manifesto, il primo disco dal vivo di Ginevra dal titolo “Concerto n. 1 - Smodato Temperante” (2001), testimonianza del tour semiacustico dell’anno precedente. Le circostanze live spingono a scavare dentro le melodie e i suoni, cercandone i riverberi più nudi e segreti, indagando lo spazio e l'energia che cova tra l’avvenire elettrico ed acustico, l'intima coesione tra voce e strumento. Ginevra si gioca la carta della voce sul tavolo della canzone, con disarmante semplicità, senza alcun compiacimento. Lascia che la canzone vinca la posta, in modo che anche canzoni non sue come Khorakhanè (di De Andrè) o Ederlezi (tradizionale rielaborato da Bregovic) sembrano letteralmente nascerle dentro.
Il 29 giugno del 2001 gli ex CSI, escluso il dimissionario Massimo Zamboni, si ritrovano insieme sul palco di Montesole, sul crinale dell'appennino che vide l'eccidio di Marzabotto, per un concerto dedicato alla memoria di Don Dossetti. Quel giorno, quella magica sera è documentata in “Montesole” (2003) - nascono in pratica i PGR (acronimo di Per Grazia Ricevuta). Il debutto della nuova entità avviene nel 2002 con l’omonimo album su etichetta Universal. L'organico dei PGR ricalca quello dei CSI tranne naturalmente Zamboni, ma le sonorità si spostano con decisione verso l’elettronica, previa l'arte esotica e raffinata del produttore francese Hector Zazou.
Ginevra è ormai a tutti gli effetti uno dei motori del gruppo, compone le melodie cui presta una voce sempre più duttile, ulteriormente arricchita dalle calde sfumature acquisite dall’essere diventata mamma.
Ancora incinta di Jacopo, accetta di accompagnare Max Gazzè in un tour nei teatri che li vede impegnati da gennaio a marzo del 2002. Successivamente si imbarca nell'avventura dello spettacolo teatrale Iris (ispirato ad un racconto dello spagnolo Manuel Rivas). Esperienze che le permettono di entrare in contatto conartisti, generi e forme di diversissima estrazione, realtà a cui sembra adattarsi con splendida naturalezza.
Nel 2004, assieme a Magnelli, lascia i PGR per seguire altre direzioni. Si arriva così a “Disincanto” (2005), frutto dolciastro dal cuore amaro, undici episodi di grande versatilità. La coerenza del percorso di Ginevra rimane intatta, non si disperde e continua a spianare la sua narrativa luminosa e appassionata, impreziosendola di ombre e sfumature, di scatti e giustapposizioni. Raccoglie cioè il frutto di tutte quelle esperienze che le hanno insegnato il mestiere dell'essenzialità e della floridezza, l'imprevedibile complessità dei margini, il peso specifico delle sfumature, la complessità dello stare al mondo, su questo mondo, in questo tempo.
Nei due anni successivi Ginevra si dedica quasi esclusivamente alla grande esperienza musicale e di vita intrapresa con Stazioni Lunari. La natura itinerante del progetto, ideato da Francesco Magnelli, le permette di allargare ulteriormente gli orizzonti. Conosce nuova musica e nuovi musicisti, impara a comprendere ed a interagire con altre situazioni trovando finalmente quel terreno fertile (da sempre desiderato) in cui la musica è l'unica vera protagonista. Inizia il suo nuovo grande viaggio: quello che passa per la tradizione e i canti popolari. Arriva così a registrare “Stazioni lunari prende terra a puerto libre”, uscito nel Novembre 2006. Canti dal margine della Storia, da un mondo profondo e dimenticato: Romania, Ungheria, Grecia, i Balcani, gli Slavi, i Rom, il Portogallo, la Bretagna, il Messico, il Cile, gli italiani del Sud e quelli di Toscana.
Arrangiamenti e rivisitazioni volti a coinvolgere il pubblico con il calore ed il sapore delle feste di paese, delle danze, della musica cantata dalla gente.
Nello stesso solco si inserisce Donna Ginevra (2009), ancora un viaggio nel profondo delle tradizioni e dei margini, recuperando brani come frammenti di storia più o meno sommersa e dimenticata. Passando da Napoli a Cuba, dalla Bretagna al Lazio, dalla Toscana al Cilento e ai Balcani, la voce di Ginevra si conferma interprete a tutto tondo sposando con trasporto e generosità il vitalismo delle proteste popolari, le doglianze e le meditazioni sulla difficile arte di stare al mondo, i volti diversi e complementari dell'amore.
Da sottolineare l'inclusione in scaletta di due pezzi firmati Tenco e Pino Daniele, quasi si intendesse additare quel legame tra canzone d'autore e vita ad altezza d'uomo un tempo saldissimo e oggi parecchio più labile e astratto. La produzione artistica del 'solito' Francesco Magnelli determina arrangiamenti ingegnosi ma essenziali, rispettosi ma senza timore reverenziale, suggerendo una progressione che sa di ritorno a casa, a quel retroterra vivo, radicato tra cuore e memoria, che da sempre distingue la cifra espressiva di Ginevra.
E’ del 2011 l’ultimo lavoro discografico dal titolo “Canti, richiami d’amore”. Nato da un esperienza live, ovvero il concerto di Natale 2010 presso la basilica di Santa Croce con cui la città di Firenze ha voluto omaggiare la cittadinanza, il disco è una registrazione studio in presa diretta di quest’esperienza. Canti, richiami d’amore è un excursus tra la canzone d’autore e quella popolare; brani tratti dal cantautorato italiano di qualità e dalla secolare produzione delle varie regioni d'Italia, scelti per significato evocativo e morale. Canzoni legate all’anima e alla sfera più intimista, spirituale, canzoni alla ricerca delle tematiche più importanti, la difesa dei più deboli, l’amore, la felicità.
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