Uscito lo scorso 6 novembre e distribuito in tutto il mondo, "S.P.A.C.E" è stato registrato in quello che senza esitazioni possiamo definire il più bello studio vintage del pianeta - quel Toe Rag di Londra da cui è uscito ad esempio “Elephant” dei White Stripes. Lavorando su nastro analogico con solo 8 tracce a disposizione il disco è stato realizzato esattamente come si sarebbe fatto nel 1966: tutti i musicisti nella stessa stanza con i propri strumenti e amplificatori, senza cuffie, con il suono che si espande nell’aria e diventa elemento fondamentale delle registrazioni. Una metodologia che crea i presupposti ideali per l’interazione musicale e la mutua ispirazione tra i partecipanti; lontana anni luce dalle produzioni “in vitro” a cui siamo abituati ai giorni nostri.
Un disco che nasce dalla volontà di sperimentare e di esplorare soluzioni sonore e musicali già da tempo nel cassetto dei Calibro 35, che aspettavano solo il contesto giusto per essere utilizzate. Nasce da qui il concept “spaziale” che permette alla band di avvicinarsi per la prima volta al mondo dei sintetizzatori, strumenti dalle infinite possibilità timbriche che hanno caratterizzato sia le colonne sonore SciFi di ogni epoca sia il prog rock degli anni ‘70 di cui i Calibro 35 sono oggi considerati tra i pochi degni discendenti. Un’eredità che sentiamo nei timbri dei synth, MiniMoog e ARP Odyssey in primis, cosi come negli organi Farfisa, Hammond e Vox, utilizzati in maniera ancora più
"sonica" e identitaria dei precedenti dischi. Un’evoluzione sonora possibile solo grazie alla presenza di musicisti eccezionali tra le fila della band: dai due polistrumentisti Enrico Gabrielli e Massimo Martellotta che variano strumento da brano a brano con uno stile personale inconfondibile, come ad esempio su "Thrust Force" e "Across the 111th Sun", al bassista Luca Cavina che governa l’andamento ipnotico di brani come “Ungwana Bay Launch Complex” per finire con Fabio Rondanini, senza dubbio uno dei migliori batteristi che l’Italia del rock abbia visto in tempi moderni, che in questo disco dà anche sfogo alla sperimentazione nella conclusiva “Serenade for a Satellite”.
La coralità della realizzazione, sotto la consueta e costante egida di Tommaso Colliva, come sempre ai controlli in regia, è chiara anche nella natura compositiva del disco in cui si alternano brani più strutturati, composti ed arrangiati da singoli Calibro prima di entrare in studio (“Universe of 10 Dimensions”, “S.P.A.C.E.”, “Ungwna Bay Launch Complex”) a episodi di totale improvvisazione (“Something Happened on Planet Earth”, “74 Days After Moonlanding”), a pezzi nati durante i soundcheck dei precedenti tour, catturati su registratore portatile e poi sviluppati solo durante le sessioni londinesi (“A Future We Never Lived”). Il mondo della fantascienza è quindi servito da collante e guida nello sviluppo di nuove idee più che da riferimento filologico ad uno specifico genere cinematografico-musicale, nell’obbiettivo di dare più spazio a improvvisazione e sperimentazione e meno al
manierismo. Nonostante ciò la scelta dei brani e la scaletta finale sono in parte concepiti per essere la colonna sonora funk di un immaginario film SciFi diretto da Sergio Leone: ci sono i titoli di Testa di "S.P.A.C.E.", la scena di azione di "Bandits on Mars", il tema di amore di "A Future We Never Lived", brani d'atmosfera sospesi come "An Asteroid Called Death" e pezzi che invece seguono strutture più cinematiche e complesse come "Universe of 10 Dimensions"; in cui il lavoro di arrangiamento è davvero degno del miglior Gianni Ferrio.
“S.P.A.C.E.” porta Calibro 35 in nuovi territori immaginari ma conferma il suono, sempre più strutturato ed adulto, di una band che tutto il mondo invidia all’Italia. Una band con un’identità talmente unica che in poco tempo è diventata un punto di riferimento internazionale, tanto da essere campionata da Dr.Dre nel suo ultimo album Compton, mentre in precedenza la musica dei Calibro 35 era stata utilizzata da giganti come JayZ, Childlove & Damon Albarn; una band che è riuscita in soli sette anni d’attività a comporre cinque dischi, due colonne sonore,
innumerevoli progetti speciali e nel frattempo a girare il globo, riportando nella contemporaneità un suono, quello delle colonne sonore italiane, che altrimenti sarebbe andato perduto.
Come il precedente album Traditori di Tutti, S.P.A.C.E. uscirà distribuito in tutto il mondo per l’etichetta Milanese Record Kicks.
CALIBRO 35
Massimo Martellotta, Guitars and Keyboards
Enrico Gabrielli, Keyboards, Flute, Bass Clarinet, Vocals
Luca Cavina, Bass Guitar
Fabio Rondanini, Drums and Percussions
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