“DICONO” è il
brano che anticipa l’omonimo album d’uscita del cantautore emiliano, già disponibile
in tutti i negozi e Digital Store. A detta dello stesso Stefano, il titolo
vuole prendere spunto da tutte quelle nozioni e conoscenze acquisite per
sentito dire, non derivanti da una nostra riflessione personale: un universo
che di per sé non ci appartiene, ma che ci portiamo appresso, impedendoci di
essere noi stessi, con la nostra spontaneità. Quale miglior modo allora, per
esprimere tali concetti se non il Country?
Un genere che da sempre rinnega qualsiasi complicazione e rifinitura, avvalendosi
soltanto di quella naturalezza a cui la stessa traduzione del termine“country” (campagna) fa riferimento. Una
spontaneità, confessa il cantautore, che da sempre ha destato il suo fascino,
trovando nel folk una modalità espressiva quanto più coerente con il suo stile
musicale: nelle vesti di un erede del songwriting americano, nel quale è
evidente il debito nei confronti di Francesco De Gregori, Stefano Del Rosso ci
riporta al vecchio cantautorato con una coloritura, che attraverso una precisa
commistione di svariati pigmenti, riesce
ad affrescare il pentagramma con tonalità finora sconosciute. E tra queste
tonalità emerge sicuramente anche un sempre attuale Bob Dylan, soprattutto nella
strutturazione testuale, ravvisabile in quei contrasti creati da frasi tra loro
antitetiche che pone l’ascoltatore davanti a due alternative, rendendo d’obbligo
lo schieramento da una parte o dall’atra senza possibilità di mediazione, un
costrutto utile e frequente in poesia, un altro appellativo che può definire la
canzone di Del Rosso, che attraverso semplici accostamenti di situazioni
opposte, riesce a raccogliere la totalità
delle cose. ( C’è chi naviga nei soldi, e
chi nella fame… C’è chi i sogni gli
ha perduti e chi non li sa fare…C’è
chi aspetta sempre qualcosa e chi non aspetta niente).
Il brano è anche accompagnato da un interessante videoclip,
nel quale si può notare il cantautore imbracciare orgogliosamente la chitarra, mentre
nella stessa stanza sono presenti diversi gruppi di persone, ma dove ogni
gruppetto si dimostra incurante di ciò che gli sta intorno: ognuno con il suo
modo di pensare la vita, ognuno con la propria storia. Alla fine del video,
infatti, appare una sorta di fotogramma sfuocato: un riferimento al tempo che
passando cambia le cose, ma, come Stefano del Rosso afferma, la storia si ripete…
Con un’aria melodica riecheggiante il country rock dei migliori
Eagles anni ’70, una timbrica contaminata da influenze De Gregorizzanti, da cui
si distingue un cantato libero da qualsiasi forzatura, Stefano del Rosso ci
propone, una canzone senza tempo, come una cornice intercambiabile al quadro di
ogni epoca, è il privilegio del menestrello: raccontare storie, ma sempre
prendendo spunto dalla vita, una storia sempre attuale, l’unica storia
veramente autentica di noi, che dicono
riesce a narrarci non disdegnando quella leggera e amara punta di ironia.
Sonia Bellin
Nessun commento:
Posta un commento