"Tempo da non perdere" è il primo singolo estratto dall'album di esordio de La Linea del Pane, "Utopia di un'autopsia", presentato in anteprima su Rockerilla. Con le radici nel miglior cantautorato italiano, il brano è un'esortazione a sfruttare al meglio il tempo che si ha a disposizione ed è accompagnato dal video girato nella casa di riposo per musicisti fondazione Giuseppe Verdi, nata a fine '800 per volere dello stesso compositore.
Il brano prende a prestito il concetto di tempo espresso dalla teoria della relatività, e quindi come luogo fisico da attraversare piuttosto che come misura da contemplare. In tal senso l'esortazione del brano diventa quella di non attendere la fine, ma di correrle incontro per scongiurarla.
"Se dovessimo individuare il denominatore che accomuna gli artisti del nostro tempo, me compreso, penso ci accorderemmo su un punto: un'irresistibile fascinazione, un'attrazione devota per una non meglio precisata decadenza – racconta Teo Manzo, voce e chitarra della band -. E' seducente per gli artisti essere decadenti, assumere questa posa inclinata, reclinata, assorta. Tutti gli artisti aspirano a diventare estetisti (nemmeno esteti, badate) di questa bellezza presunta. Più che un peccato mortale, direi che è un peccato originale.
Ebbene, gli artisti si crogiolano in questa agonia – solo mascherata da decadenza – immobili, ma in fondo terrorizzati all'idea della propria estinzione, impedendo così la rifondazione, l'inizio di un nuovo corso. Trovare il coraggio della morte, l'ammissione inconfessabile della propria fine sarebbe, per gli artisti tutti, l'unica via di redenzione. Da diversi anni ho iniziato a scrivere canzoni che prendessero spunto da queste riflessioni.
Difficile declinare tali argomentazioni in forma di canzone, così per parlare di ciò ho parlato d'altro. Non in senso allegorico o simbolico, ma evocando personaggi che fondassero la propria ragione d'essere sulla consapevolezza della fine, sul sceglierla volontariamente, su questa libertà preziosa che viene interpretata come una condanna degli uomini. Il concetto di "autopsia dell'utopia", ovvero la fine delle idee, perde di ogni rilevanza, soppiantato dal suo legittimo contrario: l'idea di una fine, l'utopia di un'autopsia."
"Utopia di un'autopsia" è il disco d'esordio dei milanesi La Linea del Pane, in uscita il 16 gennaio 2015 per QB Music dopo una ghost release ad inizio 2014. Undici brani che partono dalla vena cantautorale di Teo Manzo, voce e chitarra del terzetto, per aprirsi alle logiche della band (i fondamentali Marco Citroni al basso e Kevin Every alla batteria) ed a sviluppi elettrici non scontati.
Manzo crea un'argomentazione in musica fondata su storie, ma soprattutto su personaggi, che, in un modo o nell'altro, sanno decidere della propria fine. Canzoni che, più che "d'amore" e "di morte", possono definirsi "d'inizio" e "di fine", sempre nell'ottica della libertà, della scelta degli individui, che non subiscono i capricci del cosmo, ma mettono in scena "l'utopia dell'autopsia": l'idea di una fine che soppianti la fine delle idee.
A vestire le canzoni abiti sonori minimali, che si affidano a mani esterne solo per i misurati inserti di violino, rimanendo il più possibile fedeli alla formazione a tre che contribuisce a rimescolare le carte in tavola rispetto a più ovvie soluzioni di stampo cantautorale. Ritmiche intense ma sempre funzionali all'insieme si uniscono così ad un basso dai richiami quasi prog che costruisce solide e inaspettate architetture ed a chitarre trasformiste, che accompagnano la voce in arpeggi acustici o ondate elettriche.
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